Carne suina piemontese, origini antiche

La carne suina piemontese rappresenta da sola il 10% di tutta la produzione nazionale, vantando 1,2 milioni di capi distribuiti in circa 3900 strutture. Non è riscontrabile sul territorio una razza di suini autoctona, le aziende sono dedite soprattutto all’allevamento di esemplari Large White (e Black), Wessex, Spotted Poland Chine, Landschwein migliorata, Landrace.

I processi di selezione ed innovazione hanno portato nel tempo a rafforzare gli standard di salubrità, sicurezza e qualità della filiera intera. L’alimentazione generalmente è basata su mais, grano e soia, ma sono presenti anche allevamenti allo stato brado e semibrado, dove gli animali si nutrono di ghiande, tuberi, frutta e verdura (integrati con razioni, polvere di biscotto e crusca).

La carne piemontese è alla base dell’elaborazione di prosciutti San Daniele e Parma (due terzi delle cosce prodotte in Piemonte sono destinate a queste lavorazioni) e di ben 40 prodotti DOP regionali (su un totale riconosciuto di 370).

La lavorazione del maiale è qui una tradizione antica, che vedeva nell’inverno la stagione ideale per la macellazione suina (per mano di un esperto “massa-crìn”, norcino che percorreva le campagne con il proprio equipaggiamento di lame), festeggiata con una cena basata su piatti tipici come Batsuà, Bisecon o Frisse.

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