Carne pollame Marche, futuro che riparte dal recupero
La carne di pollame delle Marche è ai nostri giorni oggetto di una rinascita condivisa e sorprendente. Segnalata al principio del 2000 per l’abbassamento graduale qualitativo tra le pagine del “Rapporto sul sistema agricolo e alimentare” a cura del mondo accademico regionale, negli ultimi anni ha fissato l’obiettivo di offrire al consumatore una carne dall’elevate proprietà nutritive, con conseguente miglioramento effettivo delle condizioni di vita degli esemplari stessi.
La nona regione italiana per numero di allevamenti presenti ha, infatti, originato nel 2014 il progetto “Pollo rurale umbro”, teso a recuperare gli aspetti qualitativi di questa produzione, costituendo una filiera garantita.
Le razze prese in considerazione sono tutte a lento accrescimento e vedono tra le protagoniste anche la razza Ancona (leggera, elegante, molto simile alla Livorno, dalla quale differisce per la colorazione nera picchiettata di bianco).
Nella tradizione di questo territorio, da sempre vocato all’allevamento nelle aie e nei cortili di ogni casa di campagna, la carne di pollame è ben presente sia dentro le ricette (polli in potacchio o ‘ncip e ‘nciap sono solo alcuni esempi) che nei detti popolari. “Quando ll’ua sta sulla tina, se secca la gajina”, dice, ad esempio un adagio (al tempo del vendemmiare la gallina è avara di uova).