Carne ovina piemontese, proiettata al futuro

La carne ovina piemontese rappresenta ai giorni nostri un importante laboratorio per l’intera filiera della carne italiana, grazie a progetti e idee proiettati verso la conservazione delle specie autoctone ed il recupero di tradizioni utili all’economia di questa area geografica.

La carne ovina piemontese viene prodotta principalmente attraverso allevamenti di razza Biellese (autoctona, zona compresa tra Vercelli, Torino e Cuneo, dalla carne magra e di colore chiaro), ma sono ben presenti anche la Tàcola (tipica del Comprensorio di Biella e Valsesia) e la Sambucana. Quest’ultima è stata oggetto di un progetto di salvaguardia partito nel 1985, di nome “Escaroun” (“piccolo gregge” in dialetto occitano) per il numero esiguo di esemplari coinvolti: dieci arieti e cento pecore.

I capi registrati in tutta la regione sono 109.836, distribuiti in 8.350 aziende, per il 65% interessate alla produzione di carne ovina e per il 12% a quella di latte (dati del Piano di Selezione Regionale 2010/2015). L’allevamento avviene a tutt’oggi per transumanza, pratica incentivata inoltre con la realizzazione di esperimenti molto significativi.

Nella Val di Germanasca, ad esempio, dopo solo due stagioni di transumanze su pascoli abbandonati si è rilevata una notevole diminuzione di erbe infestanti ed essenze arbustive, seguite da un più gradevole impatto visivo paesaggistico.

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