Carne bovina piemontese, primato italiano
La carne bovina piemontese rappresenta un’importante fetta dell’intera produzione nazionale, nonostante un calo delle strutture dedicate del 30% negli ultimi trenta anni. Gli esemplari allevati in Piemonte rappresentano un decimo del patrimonio zootecnico del Belpaese, con più di 500mila capi (tra bovini e bufalini) censiti in 13mila aziende.
La carne piemontese è rinomata per l’antica tradizione della carne bovina: la Piemontese è, infatti, una razza autoctona che costituisce il 40% di tutta la popolazione regionale (presente anche la Frisona, che ha attitudine da latte).
Le imprese zootecniche sono diffuse sia nelle pianure di Cuneo, Torino e Asti, che nell’arco alpino, presentando differenti tipologie di pascoli e di allevamento (semibrado molto più diffuso del brado).
In alcuni casi è ancora in uso la transumanza bovina estiva verso zone pascolive montane, chiamate “alpeggio”. La forte contrazione che ha interessato la superficie pascoliva (dovuta alla diminuzione dei piccoli allevamenti) rischia di intaccare i sistemi zootecnici alpini, che sono un esempio di integrazione tra vocazione territoriale e processo produttivo.
La massima espressione di questa carne è da rintracciare nel panorama grass fed (di specie Piemontese, o spesso Highland), capaci di nutrire al pascolo ogni esemplare, sorpassando i criteri biologici in favore di un maggiore benessere per gli animali e migliori standard qualitativi dei tagli di carne.