
Allevamento suini, filiera di innovazione
L’allevamento dei suini, produzione da carne italiana tipica, ha conosciuto un brusco stop nell’ultimo decennio ed una spinta innovativa tra 2013 e 2014. La contrazione del prezzo per capo allevato ha purtroppo teso a smantellare molte piccole imprese, caratterizzate da allevamento non intensivo, con un risultato schiacciante: lo 0,5% delle aziende alleva ad oggi ben il 66% degli esemplari suini in Italia. Il 98%, invece, detiene il 13% della popolazione suinicola, con allevamenti inferiori ai cento individui di media.
L’allevamento dei suini da carne è affermato soprattutto nel centro e nel nord italiano, dove la trasformazione dei suini in salumi pregiati e tradizionali è pratica diffusa sin dall’epoca del dominio longobardo.
Le razze allevate nel Belpaese sono: Large White, Landrace, Pietrain, Duroc, Hampshire, Poland China, Spot, Meishan ed alcune autoctone come Cinta Senese, Casertana, Mora Romagnola, Nero dei Nebrodi, Calabrese. L’allevamento dei suini avviene prevalentemente attraverso strutture intensive, ma una tendenza modernizzatrice recente sta favorendo il recupero di ceppi autoctoni e incentivando la tipologia di allevamento brado e grass fed, in cui i suini sono liberi di correre, esprimersi, mangiando ciò che preferiscono (ghiande ed erba, ad esempio), nel totale rispetto di una crescita naturale. In Veneto si assiste anche ad interessanti esperimenti di integrazione tra allevamento e colture arboree.