Allevamento biologico, carne più magra
L’allevamento biologico si fonda su una concezione di allevamento (e produzione carne) rispettosa dell’etologia di qualsiasi animale e di tutto l’ambiente circostante. I primi allevamenti biologici nascono nel Nord Europa nel secondo dopoguerra, la loro contemporanea evoluzione sono le strutture grass fed (in cui l’alimentazione è naturale, data quasi esclusivamente dal pascolo). L’allevamento biologico si basa sul regolamento europeo CE 1804/99 entrato in vigore in Italia attraverso decreto ministeriale nel 2000. In tali normative vengono definite alcune misure, come il numero di esemplari che è possibile ospitare in una porzione di terra: 170 Kg per ettaro (3 bovini al di sotto dei due anni, 14 suini o 230 galline, ad esempio). Gli animali devono avere adeguati ricoveri ed essere alimentati con prodotti “bio”, preferibilmente (ma non necessariamente) provenienti dall’azienda stessa.
Paradossalmente il mangime biologico potrebbe provenire da migliaia di chilometri di distanza, senza per questo andare contro la certificazione (al contrario, la carne grass fed è ottenuta da capi allevati con sistema brado). I trattamenti veterinari prevedono solo lo sporadico e controllato ricorso ai farmaci.
Quali sono le positive ripercussioni su allevamento e derivati? Il benessere di ogni individuo è maggiormente tutelato e la carne risulta addirittura meno calorica. Nella UE la carne rappresenta il 13% della filiera biologica, mentre la vendita di petti di pollo biologico o braciole biologiche è appena il 2% del mercato delle carni in genere.